Bruges – Può un film propagare il fascino di una città attraverso lo schermo?

Bruges – Può un film propagare il fascino di una città attraverso lo schermo?

aprile 14, 2019 0 Di Andrea Pedrazzi

Una delle funzioni principali del cinema è certamente quella di creare dei mondi (reali  o immaginari) che riescano a costituire un ambiente adeguato a racchiudere le vicende raccontate. Cercando di ottenere questo risultato, il cinema può modificare a proprio piacimento dei luoghi reali e renderli qualcosa di diverso, oppure attuare il processo inverso, sfruttando la forza attrattiva di un ambiente e facendone un proprio punto di forza. Questo è il caso del film In Bruges, (2008) del regista e sceneggiatore irlandese Martin McDonagh.

Un’opera in cui l’ambientazione ha un peso preponderante, un film la cui trama è stata appositamente innestata in un contesto anomalo ed in grado di contaminare ogni azione dei personaggi. In questo modo In Bruges si rivela essere non solamente un thriller avvincente, brutale e sofisticato, ma anche un inno allo splendore della città in cui è ambientato. Bruges è una città fiamminga che conta poco più di 100.000 abitanti e sviluppatasi in epoca medievale attorno ad una serie di canali artificiali. È una delle più note città del Belgio, nonchè capoluogo delle Fiandre Occidentali. Il suo fascino è generato dal mantenimento di numerose costruzioni in stile gotico, caratterizzante sia i monumenti simbolo della città, che le semplici abitazioni. L’aria fiabesca generata dalle vie, dalle piazze e dai ponti che si presentano ai nostri occhi così com’erano nel passato, è  fortemente rievocata nel film di McDonagh, che si nutre di quell’atmosfera e se ne appropria sfruttandola come un magico contenitore della propria storia. I protagonisti (interpretati da Brendan Gleeson e Colin Farrel) sono due sicari che vengono inviati dal loro boss (interpretato da Ralph Finnes) in questa cittadina belga per svolgere un misterioso compito. In realtà solo uno di loro è a conoscenza dei piani del capo, il quale lo ha incaricato di uccidere l’altro concedendogli però come ultimo atto di vita, la possibilità di visitare Bruges. In questo modo i due personaggi principali si presentano in questo luogo nelle vesti di semplici turisti e questo concede a McDonagh di utilizzare come scenari alcuni dei luoghi più celebri ed affascinanti della città.

Su tutti svetta ovviamente il fulcro urbano rappresentato dalla Piazza del Mercato (Markt), su cui si affaccia il possente Beffroi, la torre civica medievale che svetta sul centro storico. Ai suoi piedi ed addirittura all’interno di essa si svolgono alcune delle scene principali del film, le quali elargiscono degli scorci attraverso cui si possono ammirare la sontuosità del suo cortile interno, nonché lo spettacolo rappresentato dal panorama ammirabile dalla sommità della torre. Un altro luogo di assoluto interesse, anche se solamente sfiorato dal film, è il Burg: la piazza attorno alla quale sono stati eretti il Municipio della città e la Basilica del Sacro Sangue. Quest’ultima racchiude una cappella in cui viene custodita una reliquia trasportata a Bruges dal conte di Fiandra verso la metà del XII secolo ed oggi considerata uno dei principali poli attrattivi per i turisti. Questo sito compare, sotto mentite spoglie, anche nel film di McDonagh, il quale però (evidentemente non potendo occupare un luogo ritenuto sacro dai fedeli) girò la scena all’interno della meno elaborata Cappella Gerusalemme. Nonostante il film non sia intenzionato a tracciare una mappa dettagliata e completa riguardo alle più prestigiose costruzioni della città, esse vengono sommessamente inglobate dal racconto. In questo modo sullo schermo vengono composte quelle che agli occhi dello spettatore si presentano come delle cartoline che si stagliano alle spalle dei protagonisti, comprendenti la chiesa di Nostra Signora in stile gotico barbantino, o la cattedrale di San Salvatore, la più antica chiesa gotica in mattoni del Belgio. Il tutto concorre alla creazione di un’atmosfera magica che permea ogni sequenza dell’opera cinematografica e che il film riesce a restituire divenendo un atto celebrativo di questa meravigliosa città.

 

Andrea Pedrazzi