Il terzo uomo di Carol Reed e il fascino di Vienna
marzo 1, 2024Tra le più note e affascinanti capitali europee, Vienna presenta uno stretto legame con la storia del cinema. Il suo fascino rigoroso, di origine romana e riplasmato dalla magniloquenza dell’epoca asburgica, è stato un’adeguata scenografia per numerosi classici della settima arte, dal pluripremiato Amadeus di Milos Forman, al glaciale La pianista di Michael Haneke. Ma c’è forse un film che più di ogni altro trova il proprio fascino nel rapporto con la capitale austriaca. Il terzo uomo (The Third Man) del 1949 e diretto dal regista britannico Carol Reed è una delle pietre miliari del cinema Noir. Un’opera cupa e intricata, che negli anfratti ombrosi della Vienna del secondo dopoguerra trova la collocazione ideale per i suoi toni angoscianti.
Vincitore della Palma d’oro alla terza edizione del Festival di Cannes, Il terzo uomo non indugia tanto sulle bellezze architettoniche della città, ma la mostra in uno dei suoi momenti di maggiore depressione, devastata dai bombardamenti e sommersa dalle macerie eppure pervasa da una particolare vitalità, che attraverso la macchina da presa di Reed diventa un imprescindibile elemento narrativo.
Un capolavoro intramontabile che ancora oggi può essere visto e celebrato in una delle storiche sale del centro viennese: il Burg Kino. Fondato nel 1912, il cinema si trova in una delle zone a maggiore densità culturale, a pochi metri dal museo d’arte dell’Albertina e dall’imponente Maria-Theresen Platz, su cui affacciano altri due ricchissimi siti museali come il Kunsthistorisches Museum (Museo delle Belle Arti) e il Naturhistorisches Museum (Museo di Storia Naturale). Il burg Kino è un polo cinefilo variegato, che si fregia di avere ospitato, nel corso del Novecento, proiezioni di film realizzati da alcuni tra i più grandi autori di sempre, tra cui Charlie Chaplin, Buster Keaton, Fritz Lang, Friedrich Wilhelm Murnau e Sergej Ėjzenštejn.
Una devozione alla storia del cinema che oggi si rinnova grazia alla proposta, al fianco dei titoli dei grandi autori contemporanei, di opere che hanno segnato profondamente la nascita e lo sviluppo della settima arte. Tra queste Il terzo uomo è quella che viene programmata con maggiore frequenza, ad una cadenza di circa due/tre proiezioni ogni settimana. È dunque possibile, passeggiando per il centro di Vienna, lasciarsi sedurre dal buio di questa storica sala per ammirare Orson Welles in una delle sue interpretazioni più iconiche, lasciarsi pervadere la fascino della città che avvolge le azioni dei personaggi, e poi uscire, respirare quella stessa aria e scegliere se abbandonarsi alla bellezza imperiale o riscoprire i vicoli più oscuri della città e sognare di vivere tra le ombre di un appassionante film hollywoodiano.
Andrea Pedrazzi