IL GRANDE GATSBY
maggio 12, 2020storia di un romanzo che ha ispirato il cinema
Lucida analisi del “sogno americano”, Il Grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald vide la luce nel 1925. L’opera suscitò immediatamente l’interesse del pubblico, era infatti l’apoteosi dell’ascesa al successo del self made man. Jay Gatsby è un uomo misterioso che un giorno compare sulle rive di Long Island, di lui non si sa nulla, si sa solo che è ricco, vive in una lussuosa villa e dà feste strabilianti a cui tutti vorrebbero partecipare. Tutta New York si riversa alle sue feste ma nessuno riesce ad incontrare il padrone di casa, aumentando l’aurea leggendaria intorno a lui. Solo pochi eletti possono entrare in contatto con Jay, tra i quali il giovane vicino di casa Nick che presto diviene l’intimo confidente di Gatsby. Pian piano veniamo a conoscenza della sua storia: le sue umili origini, la guerra ma soprattutto il suo grande amore per Daisy, la donna che ha sempre amato ma che ormai è sposata con Tom, marito fedifrago ma ricco di nascita. Gatsby, che fino a quel momento si era mostrato come un uomo estremamente sicuro di sé, si rivela invece un uomo fragile che ha inseguito la ricchezza non per sé stesso ma per riavere Daisy; per questo si è realizzato, per questo ha nascosto di essere nato povero in una società in cui questo è un’onta, tutto per riavere l’unica cosa che il denaro e le feste non potranno mai comprare: l’amore. Gatsby è una figura tragica, il denaro tanto faticosamente e loscamente “guadagnato” non gli restituirà la felicità perduta, non gli consentirà di riottenere l’amore di una donna che in fondo non lo merita perché, nascosta da una patina di vittimismo, c’è una donna volubile, superficiale e viziata. A Gatsby non rimane che un finale drammatico mentre a noi lettori, attraverso il ricordo di Nick, non ci rimane nient’altro che l’immagine di un uomo che romanticamente guarda la luce verde dall’altra parte del molo, dove risiede la dimora della donna amata o meglio agognata, perché a ben guardare quello che Jay prova per Daisy non è amore ma ossessione, è l’idealizzazione di un sogno che non gli ha permesso di godere dei suoi successi, intrappolandolo nei ricordi di un passato ormai andato.
Non stupisce a questo punto che una storia così romantica e decadente, che prende vita tra le sfarzose feste dei ruggenti anni Venti, non potesse affascinare anche il cinema e il primo rifacimento cinematografico risale già all’anno dopo la pubblicazione del romanzo, quando nel 1926 viene realizzato un film muto di Herbert Brenon andato però perduto.
Del 1949 è invece la versione in bianco e nero di Elliot Nugent, con Alan Ladd e Betty Field, nel ruolo dei due protagonisti, sebbene più conosciuta risulta essere la terza versione cinematografica del romanzo, quella del 1974. Diretto da Jack Clayton e scritto da Francis Ford Coppola, con Robert Redford e Mia Farrow nei ruoli di Jay Gatsby e Daisy Buchanan, il film è una riproposizione abbastanza fedele del romanzo, caratterizzato da una particolare cura per i costumi e gli ambienti, uno sfarzo a tinte pastello che ha conquistato due premi Oscar (uno per i costumi e uno per la colonna sonora) e un Golden Globe. Seppur premiato ai festival ha diviso la critica, tra chi lo ha ritenuto un film pregevole (soprattutto dal punto di vista recitativo), e chi non l’ha ritenuto all’altezza della versione precedente con Alan Ladd, per molti il vero Gatsby.
Risale invece al 2013 la quarta ed ultima versione cinematografica del romanzo, Il Grande Gatsby di Baz Luhrmann con Leonardo DiCaprio, Carey Mulligan e Tobey Maguire.
Il film è una versione glamour e patinata del romanzo, caratterizzata da sonorità contemporanee. La colonna sonora del film è infatti dominata da musiche hip pop, r’n’b, pop, jazz e rock, eseguite da artisti che vanno da Kanye West a Jack White, da Florence and the Machine a Lana Del Rey. Spettacolarità, contemporaneità e cultura pop sono d’altronde lo stile tipico di Luhrmann, come dimostrano suoi precedenti film, in primis Moulin Rouge (2001). D’altro canto proprio questo approccio ha portato parte della critica a giudicare aspramente l’opera, tanto che al Festival di Cannes del 2013 il film (che apriva la 66° edizione del festival), è stato accolto freddamente, neanche un applauso si è levato allo scorrere dei titoli di coda. L’unica nota positiva sarebbe stata, sempre per i critici di Cannes, l’interpretazione di Di Caprio; ciò però non ha scomposto minimamente il regista il quale ha affermato che lo stesso romanzo di Fitzgerald all’epoca fu accolto freddamente dalla critica. Di diverso parere è stata invece la nipote di Francis Scott Fitzgerald, che ha elogiato la trasposizione cinematografica del regista australiano, mostrando non solo apprezzamento per la musica, affermando addirittura che il nonno sarebbe stato fiero del film.
Ma ovviamente Il Grande Gatsby non ha affascinato solo in cinema, oltre alle numerose citazioni televisive (persino I Simpson l’omaggiano nell’episodio The Great Phatsby), il romanzo è approdato a teatro dando vita a molteplici rifacimenti, come il dramma di Owen Davis (1926) o il musical di John Harrison (1999).
L’opera così continua ad affascinare ancora oggi, tanto da ispirare numerose feste a tema attratte da quel “carnevale caleidoscopico”.
Ivanna Lilla Parco
Bologna: Great Gatsby Party
Frange in movimento al ritmo del charleston, lustrini, acconciature anni ’20 per le signore, ed eleganti gentlemen: così il Grande Gatsby è stato il tema ispiratore di un ballo in costume “Twenties”, con il “Majestic Cotton Club-Great Gatsby Party”, che si è svolto in un luogo antico e di grande fascino di Bologna, Il Grand Hotel Majestic già Baglioni,. Proprio poco prima della chiusura di ogni attività per l’emergenza sanitaria in Italia, l’Hotel storico della città, ha accolto nelle sue belle sale, la serata ispirata agli anni ’20, narrati attraverso una mostra fotografica composta da foto di scena tratte da grandi film d’epoca, in collaborazione con la Cineteca di Bologna. Ma ben delineati anche dagli abiti indossati nella serata, che hanno perfettamente rappresentato la svolta che la moda seguì in quegli anni. Come ricorda Alessandra Lepri, direttore artistico dell’evento insieme a Terry Zanetti, quando introno al 1920, si affermò per le signore una linea scivolata e diritta, con la vita bassa, e si evidenziò una forte predilezione per i tessuti luminosi e le frange. Mentre i capelli, che davano il “la” ad una nuovo stile di vita, si liberarono dal passato con un rivoluzionario taglio a caschetto o richiudendosi in acconciature raccolte e ben aderenti alla testa. Gli uomini dal canto loro, vestivano in smoking per le occasioni eleganti, come al ballo del Grand Hotel Majestic già Baglioni, oppure sceglievano un tre pezzi, composto da gilet, giacca e pantaloni, in tinte pastello, come il verde, il corallo, il giallo.
Il Grand Hotel Majestic già Baglioni (fa parte del GruppoDueTorriHotels) che nel passato ha accolto grandi feste da ballo e sfilate di moda, con la serata in costume “Twenties” e celebrando Gatsby e la sua epoca, ha fatto un viaggio a ritroso nel tempo per riproporre il fascino e i fasti che gli era proprio. La serata si calata nell’ atmosfera di quei tempi, anche grazie alla musica anni ’20 suonata dal vivo, dal gruppo MG Swing Quartet, e ai virtuosismi dei ballerini della Swing Dance Society. Infine, con un nostalgico pensiero rivolto a Daisy Fay Buchanan del Grande Gasby, sono stati offerti, oltre a salmone e caviale, i dolcetti al limone che lei prediligeva. (nella foto: Anita, giovanissima nobildonna toscana nel 1925)
Maria Grazia Palmieri