CRONACHE DA CANNES 2023
giugno 9, 2023Quest’anno il Festival di Cannes è giunto alla sua settantaseiesima edizione. Superato il quarto di secolo, l’evento allocato sullo scenario della “croisette” rimane uno dei momenti cruciali dell’intera stagione cinematografica. due settimane (poco meno) in cui il litorale francese diviene un luogo in grado di catalizzare l’attenzione dell’intero mondo cinefilo e non solo, con la presentazione del suo ricchissimo palmarès e gli importanti “colpi” attuati dai distributori di tutto il mondo nel sempre affollatissimo “Marché du film”.
Il 2023 non ha costituito un’eccezione, con la cittadina della Costa Azzurra che ancora una volta ha saputo regalare un importante sguardo sul cinema e, per esteso, sul mondo contemporaneo. Il concorso principale ha visto ventuno titoli in gara per contendersi l’ambita Palma d’Oro. Tra essi spiccavano le opere di autori affermati come e largamente conosciuti come Wim Wenders, Aki Kaurismäki, Koreeda Hirokazu, Ken Loach, Wes Anderson o i nostri veterani Marco Bellocchio e Nanni Moretti, ma ha saputo anche garantire adeguata visibilità ai lavori di cineasti dalle filmografie meno note, come nel caso della vincitrice Justine Triet. Il suo Anatomie d’une chute (Anathomy Of A Fall) è il secondo film diretto da una giovane regista francese ad aggiudicarsi questo riconoscimento nell’arco di pochi anni (nel 2021 era stata Julia Ducournau a trionfare con il divisivo Titane). Si tratta di un’opera che attraverso la ricostruzione processuale di un evento tragico (la “caduta” del titolo) restituisce le profonde crepe di un nucleo famigliare all’apparenza segnato da rapporti solidissimi, ma in realtà profondamente tormentato. Tra gli altri film premiati troviamo l’acclamato dramma sull’Olocausto diretto da Jonathan glazer The Zone Of Interest, cui è stato conferito il Grand Prix Speciale della Giuria, mentre il riconoscimento per la miglior regia è andato a La Passion de Dodin Bouffant del vietnamita naturalizzato francese Trần Anh Hùng. Miglior sceneggiatura è stata decretata quella di Monster, stesa da Yūji Sakamoto, mentre le migliori interpretazioni sono state quelle di Merve Dizdar in Kuru otlar üstüne e di Kōji Yakusho in Perfect Days.
Per quanto riguarda invece i film presentati fuori concorso, a catalizzare l’attenzione sono stati i blockbuster che contribuiranno ad animare la stagione estiva, ovvero il ritorno di Indiana Jones con il quinto capitolo Il quadrante del destino diretto da James Mangold e il nuovo film animato Elemental, il quale segna il ritorno in sala di un prodotto originale della Pixar a oltre tre anni di distanza da Onward (2020). Seppur caricato di minori aspettative in quanto a successo commerciale, grandissima attenzione è stata suscitata anche dal nuovo lavoro di Martin Scorsese The Killers Of The Flower Moon, sontuoso adattamento dell’omonimo romanzo di David Grann che vede Leonardo Di Caprio tornare davanti alla macchina da presa del grande regista italoamericano, a quasi dieci anni di distanza dal successo di The Wolf Of Wall Street (2013).
Come abbiamo già avuto modo di affermare, non sono mancate le tematiche di urgente attualità, con film come Firebrand, di Karim Ainouz, il quale ripercorre liberamente la vicenda di Caterina Parr, sesta moglie del re Entrico VIII d’Inghilterra, elaborandola in un feroce apologo femminista. Oppure il controverso Club Zero di Jessica Hausner, incentrato su un gruppo di ragazzi irretiti da un’insegnante di educazione alimentare che fa loro da guida in un percorso mirato a limitare la dipendenza dal cibo, fino a sfociare in una condizione estrema in cui i ragazzi coinvolti rinunciano totalemnte a nutrirsi al fine di raggiungere i propri obiettivi (una forma fisica adeguata, un minor impatto ambientale, un maggior controllo di sé…).
Un’edizione quindi particolarmente densa, come riportato in apertura, in cui il festival di Cannes non ha mancato di ribadire il suo sfarzo e la capacità di sintetizzare la natura più patinata e seducente del cinema e la sua anima più strettamente artistica. Due polarità che non si respingono, ma trovano in luoghi come questo la capacità di convivere e alimentarsi vicendevolmente.
Andrea Pedrazzi